Andava tutto così bene, che a ripensarci avrei dovuto fermare il tempo allora.
Eccomi qui, adesso, mentre guardo un quadrato di questa nostra storia, cristallizzato proprio nel suo momento peggiore.
Era tutto così nuovo, sai, che quando mi hai detto: “Non la girare quella manopola”, io avrei dovuto ascoltarti, ma la curiosità di vedere cosa c’era dall’altra parte, la voglia di vedere altra luce, la fretta quasi adolescenziale che mi prende quando sono felice, non mi ha dato via di scampo dal rischio nel quale siamo caduti poi tutti alla fine.
Per poter guardare di più ho toccato un punto che avrebbe dovuto restare inaccessibile e guarda ora come stiamo e dove stiamo.
E’ un paradosso: in realtà l’onda mi aveva già travolto ancor prima che arrivasse l’acqua; quando poi l’acqua è arrivata il più era già fatto, i pensieri erano già più spenti, il cuore aveva un battito molto rallentato e inesorabilmente siamo scivolati tutti dentro questo grande bacino informe, senza nemmeno opporre troppa resistenza.
Dal punto nel quale ora osservo la scena non posso fare a meno di chiedermi se ora abbiamo la voglia e la possibilità di stabilirla noi la direzione o se, invece, tutti assieme ci faremo portare dalle correnti sperando in un approdo che disegni un senso nuovo a questo nostro percorso.