Un mio testo critico per Portfolio Italia 2017

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Sognauturi bibiena

Sabato a Bibbiena alla Premiazione di Portfolio Italia….in qualche modo…c’ero anche io…ero presente con le parole…
Ho accompagnato, con il mio testo critico, il lirico e sognante portfolio fotografico di Pasqualino Caparello.

“”SognaTuri” di Pasqualino Caparello è un lavoro fotografico che nasce dentro quella parte che ognuno di noi fatica ad accogliere: lo spazio delle emozioni.

Ogni singolo tassello, di questo intenso portfolio fotografico, viene fuori da un dolore forte dal quale trae la sua spinta propulsiva.
Non siamo stati educati ad accogliere le nostre emozioni e, quando è troppo tardi per farlo, finiamo col guardarci allo specchio senza trovarci.
I sogni, portatori di verità difficili da decifrare, un giorno sono entrati nella vita di Pasqualino con tutta l’intenzione di restarci, per accompagnarlo in un cammino difficile e molto importante: l’elaborazione del suo dolore.
Sostiene Jack Canfield: “Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura”.
Penso alle paure connesse a un lutto: dimenticare chi è andato via e perdersi dentro il dolore per essere stato abbandonato.
Dentro questo buio non c’è altra via di uscita che attraversare questa enorme montagna, che ci impedisce di compiere il nostro cammino di salvezza.
Come si viene fuori dalla propria sofferenza?
Ravviso molti insegnamenti Buddisti in questo lirico lavoro fotografico.
La sequenza di queste immagini oniriche mi fa pensare all’importanza del vivere qui e ora e alla idea di lasciare scorrere tutto.
E’ proprio adesso la nostra vita e forse, ce ne rendiamo conto solo dopo aver visto l’ultima fotografia di “SognaTuri”.
C’è una idea di base che fa da supporto a tutto il racconto ed è fissata nel concetto di Resilienza: trasformare il dolore in una risorsa.
Pasqualino Caparello ritrova suo padre nei suoi sogni, ricostruiti nelle sue immagini fatte di doppie esposizioni che si mostrano come spazio riparatore di una ferita aperta che non riusciva a cicatrizzarsi.
Dopo tre anni SognaTuri, giunto al termine, mostra un po’ di luce calda al suo autore e accoglie tutti noi spettatori silenti.
Siamo usciti dal torpore del sonno e dal buio della morte, andando incontro alle parole dell’Amleto di Shakespeare:
Morire, dormire… nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire, dormire. Dormire, forse sognare”

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Autore:Federica Cerami