Costruiamo una storia con delle immagini

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Storie

Il giovedì mattina, a cadenza quindicinale, assieme a Maurizio Esposito, da 3 anni, conduciamo il laboratorio di fotografia esperenziale, nel Centro diurno Aleph operante nel campo delle dipendenze a Soccavo.
Ogni anno lavoriamo ad un tema diverso ed in ogni incontro abbiamo un canovaccio come indicazione di quello che faremo, ma non abbiamo mai la certezza, (per fortuna), che tutto seguirà un copione pre-stabilito, a cominciare dal fatto che non sappiamo mai quante persone ci seguiranno e se saranno le stesse dell’incontro precedente.
Queste incertezze ci stanno facendo diventare sempre più elastici ed accoglienti.
Ci sono incontri nei quali l’attenzione cala velocemente ed incontri nei quali, dal primo momento, capisci che si sta per innescare un meccanismo magico, grazie al quale accadrà qualcosa di potente in termini emozionali e comunicativi.
Oggi abbiamo vissuto proprio una bella esperienza.
Ho proposto un lavoro combinato tra fotografia, scrittura e disegno che non avevo mai fatto in nessun altro laboratorio ed, avendo chiaro il mio obiettivo, sapevo che poteva dare buoni esiti ma non ne immaginavo l’entità.
I ragazzi hanno costruito dei racconti scegliendo una foto da ogni serie fotografica che ho posizionato sul tavolo: ad ogni gruppo di foto corrispondeva una macro area del racconto che seguiva uno schema classico delle fiabe nelle quali, alla fine, grazie ad un elemento riparatore, si ricompone un conflitto che si è creato lungo il percorso.
Ogni partecipante ha raccontato la storia di un altro componente del gruppo al quale, alla fine della stesura del testo, si è rivolto per narrargli il suo racconto.
L’emozione era palpabile e l’attenzione era ai massimi livelli.
La persona alla quale era diretta la storia ha, successivamente, preso appunti su come si è sentito durante il racconto.
Quando le storie sono terminate c’è stata la terza ed ultima parte dell’incontro: ho chiesto ad ognuno di loro di immaginare che le storie ascoltate potessero essere vere e di progettare un tatuaggio che alla fine di quella storia si sarebbero fatti sul loro corpo per celebrare l’evento vissuto.
Il tatuaggio come sintesi grafica delle emozioni venute a galla ho pensato che poteva essere un ottimo stratagemma per chiudere in modo corale l’esperienza mantenendo alto il livello emotivo.
Siamo stati tutti felicissimi della giornata trascorsa assieme: gli elaborati che sono venuti fuori sono stati ricchi di emozioni, di curiosità e di quel piacevole desiderio di costruire reti con l’umanità.
Nel prossimo incontro lavoreremo proprio in questa direzione, rendendo tangibile il concetto di rete.

Autore:admin