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My Hipstamatic

Fotografie di Mario Ferrara

A cura di Federica Cerami

Mario Ferrara ha, tra le sue tante macchine fotografiche, uno strumento di lavoro che è a cavallo tra l’Ipod e l’Ipad.
Può sembrare un buffo gioco di parole dadaista ma cronologicamente, invece, è proprio così.
Hipstamatic è una delle tante affascinanti applicazioni dell’Iphone con la quale tutto questo lavoro è stato relizzato.
Facciamo un piccolo passo indietro: fino a 10 anni fa, credo che tutta la tecnologia che abbiamo oggi a disposizione non era nemmeno lontanamente immaginabile.
Scattiamo fotografie che velocemente ritocchiamo e altrettanto velocemente mandiamo via mail ovunque noi ci troviamo.
Giriamo un video e lo montiamo con effetti speciali molto sofisticati in poco tempo e con ottimi risultati tecnici.
Costruiamo un sito web realizzando un prodotto interessante e godibile sia per l’interfaccia grafico che per l’aspetto informatico anche con una strumentazione non molto costosa.
Possiamo insomma dare forma a quasi tutto quello che la nostra fantasia elabora.
Restiamo però sulla fotografia.
Penso sempre al peso di tutta l’attrezzatura con la quale prima si usciva a fare foto; tra corpi macchina, filtri, obiettivi, eventuali flash ed i tanti rullini che non bastavano mai, se eri fortunato la tua borsa pesava almeno 4kg.
Guardo, subito dopo, le molte compatte digitali di oggi e trovo affascinante la democratizzazione dello sviluppo tecnologico: offrire le stesse opportunità a tutti a costi ed in dimensioni ridotte.
Hipstamatic però rappresenta qualcosa di molto diverso.
Con un cellulare molto evoluto tecnologicamente, l’Iphone, oggi puoi scattare fotografie che ripercorrono le linee, le luci e le imperfezioni dei tuoi ricordi degli anni ’70.
E’ incredibile l’idea che si agita in molti di noi, sentire. cioè, il desiderio di restare anche in minima parte agganciati al passato man mano che l’evoluzione tecnologica ci porta invece molto ma molto lontano.
Le fotografie realizzate con Hipstamatic simulano una macchina fotografica compatta, la Lomo, che è caratterizzata essenzialmente dal suo obiettivo; una sorta di grandangolare medio, con una focale di 32mm ed una relativa luminosità f/2,8 che assieme alle piccole dimensioni della lente realizza immagini molto sature e con una evidente effetto vignettatura tutt’attorno al fotogramma e dei colori sbiaditi che conferiscono a queste immagini un carattere onirico e poetico molto forte.
Mario è un architetto di formazione ed un fotografo di architettura di professione e lavora con una attrezzatura specifica così come si conviene ad un professionista del settore.
I suoi lavori sono dei reportage molto rigorosi nella tecnica, forti nello stile, ed esaustivi nella capacità di interazione con l’architettura e le intenzionalità del suo progettista.
Conoscendo tutto il suo lavoro, la visione di “My hipstamatic” mi ha piacevolmente destabilizzata.
Tutto il rigore e la precisione di Mario hanno ceduto il posto alla voglia di lasciarsi andare senza una meta precisa, solo facendosi trasportare dalla voglia di scoprire altro che poi come al solito si traduce nella meravigliosa scoperta di se stessi.
Benarrivata Hipstamatic, allora, che ci permette di spaziare nel nostro mondo reale ed immaginario restituendoci un mondo che appartiene al nostro vissuto pur avendo i contorni del nostro presente.

 

Rassegna stampa

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/05/13/giorno.na_042.html

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/ore_piccole/2011/10-maggio-2011/kubrick-almodovar-tarantino-madrenalina-raddoppia-col-cinema–190608631834.shtml?refresh_ce-cp

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